mercoledì 18 gennaio 2012

Di reggiseni, dermatiti, terrible twos.


Ovviamente quel giorno in cui hai dimenticato di mettere il reggiseno hai la visita cardiologica e devi stare venti minuti a capezzoli (è corretto scrivere capezzoli??) al vento con l'infermiere imbarazzato che ti riempie di elettrodi.
Ovviamente, quel giorno lì, a fare la visita cardiologica c'è un cardiologo e, appunto, un infermiere, insomma due maschi.

Ovviamente se per una notte la sciatalgia ti dà tregua, ti viene la dermatite da contatto e passi la notte in questione a grattarti e a stramaledire il detersivo per i piatti/il guanto in lattice/chissà cosa diavolo d'altro.

Ovviamente esci con pupone per comprarti la cremina (che poi non servirà a niente) in farmacia e per rinfrancarti con due acquisti in super saldi per i tuoi figli (non per te, eh!) e pupone per un'inezia che era proprio un'inezia (un giocattolo pure bruttissimo che voleva con tutto se stesso e non gli hai comprato, più per una dimostrazione di economia e buona educazione che altro) attacca a buttarsi per terra, battere i pugni sul marciapiede, gridare a pieni polmoni con tutto il moccio che esce e gli imbratta la sciarpa e il giubbottino, tentare la fuga per ricongiungersi in uno schianto alla vetrina del negozio dove è rimasto il suddetto giocattolo.

Ovviamente, quelli lì sono i giorni in cui il Papà ha assai da lavorare e non torna a casa prima delle nove.
E si riaffaccia la sciatalgia.

Sto pensando bramosamente ai due giorni e mezzo che passerò in ospedale quando nascerà la nanetta, imbottita di endorfine, amore materno e tachipirina per i punti, disturbata solo negli orari di visita e con la contemplazione di mia figlia come unico scopo immediato nella vita.

mercoledì 11 gennaio 2012

Quasi 33 settimane: i dubbi e il senso dell'attesa

Le nostre vacanze sono trascorse e tra partenze, gite al pronto soccorso (ancora? ebbene sì), ritorni, ospitate, ho perso tutte le occasioni per fare gli auguri e per esprimere i miei buoni propositi per l'anno nuovo...ci lasciamo alle spalle un ricco 2011, trascorso in fretta proprio perchè denso, densissimo di novità, e me ne accorgo solo ora che ci ripenso, a posteriori, a quanto tempo è passato portando con sè tutto quello che ha portato.
Siamo nel 2012, e tutto sta per cominciare. mancano meno di due mesi all'arrivo della nanetta, e io sono nel pieno della sindrome di accudimento del nido, nel pieno dei fastidi da terzo trimestre, nel pienissimo degli esami pre-parto. la notte la aspetto come una manna e poi non dormo, tutto fa male come chi è già stata incinta sa bene. ma con che coraggio lamentarsi?? non è che mi lamento, a volte il dolore e la stanchezza sono davvero fastidiosi e disfunzionali, e sommati alle cose da fare mi rendono impossibile rilassarmi e pensare a me stessa, allora escono fuori in parole e sospiri che giuro non riesco a trattenere...

per pensare ai progetti da realizzare, che mi galvanizzano, ho comprato l'occorrente per un fiocco nascita meraviglioso che non avrà nulla a che fare col punto croce, ho quasi ultimato il guardaroba primi mesi della piccoletta, ho iniziato la delirante opera di riorganizzazione degli spazi di casa, (il tutto, vogliamo dirlo?, con un pupo di ventidue mesi in piena fase No!, Mio! Io!)

eh sì, pupone... non posso parlare di lui adesso, ha bisogno di uno spazio suo, più avanti, con più calma.

e mentre la pancia si fa ogni giorno più importante e la gente per strada mi guarda con rispetto, io penso a quello che ci sta per succedere e mi emoziono ogni volta. questa bambina, al momento, oltre al nome e al guardaroba quasi pronto non ha molto, devo ammetterlo. non ha uno spazio tutto suo nella mia testa, un momento nella giornata in cui possa davvero pensare solo a lei e a come sarà per me essere sua madre e, soprattutto, per lei essere mia figlia. ha qualche addobbo per quello che sarà lo spazietto di casa che le dedicheremo, ma non ha quella fetta enorme di cuore che pupone aveva già molto prima di nascere, e di questo mi pento e mi dispiaccio tanto. mi dico che è perché pupone è ancora troppo piccolo, minimamente autosufficiente, e io troppo inesperta ancora, troppo stanca, e molto, troppo sola nell'affrontare tutto, ora che più che mai mi manca l'appoggio tangibile, quotidiano, della mia famiglia lontana.
però la parte migliore di me sa, sa, che appena nata la guarderò e capirò tutto, e questa lunga attesa acquisterà in un istante il suo senso ai miei occhi, e saprò farle spazio senza toglierne al fratello, perché farebbe star male lui, me, lei.

insomma, c'è tempo per organizzarsi, ancora, e per pensare alla futura vita in quattro. penso alla primavera che arriverà poco dopo la sua nascita, penso al via vai di amici e parenti che ci sarà nelle prime settimane, portando calore, presenza concreta, aiuto, allegria, e mi dico che ce la faremo, ce la farò.

questa gravidanza si sta rivelando una faticosa scalata, ma il paesaggio intorno è talmente mozzafiato che compensa la stanchezza, e i crampi alle gambe.
e io ogni tanto, come consumata esploratrice, mi fermo tra una roccia impervia e un sentiero scivoloso, mi asciugo il sudore dalla fronte e sento la natura parlarmi e dirmi che tutto andrà bene, che la meta da raggiungere merita lo spaesamento di adesso, e che l'amore che ci univa a valle, in cima sarà moltiplicato.