martedì 28 febbraio 2012

Margherita

E'successo che venerdì, dopo aver scritto e pubblicato questo post, mi sono alzata dalla sedia e mi si sono rotte le acque.
:)

Erano le due e un quarto del pomeriggio, alle otto di sera è nata Margherita.

Stiamo bene, e non vediamo l'ora di tornare qui con più calma...

Grazie a tutte delle parole di amicizia, degli interessamenti in via pubblica e privata, dei pensieri.

venerdì 24 febbraio 2012

Nasci

A quasi 39 settimane siamo sempre qui, con poco liquido amniotico come sentenza dall'ultima ecografia e la prospettiva, se non si nasce entro 7 giorni, di indurre il parto. Cosa che una come me non gradisce troppo, ma vediamo.
Nanetta in agitazione, io combattuta tra la voglia di muovermi senza sosta, ché di star ferma non mi va e vorrei dare segnali inequivocabili che è ora di farsi conoscere, e quella di stare a letto a leggere tutti i libri che sto scaricando compulsivamente sul kindle.
Io mi interrogo su cosa sia che decide per noi che ora e solo ora siamo pronti ad accoglierti o che tu sei pronta a venire al mondo, piccoletta mia.
Mi domando cosa sarà tenerti tra le braccia. Non vorrei pensarci troppo, per non emozionarmi a dismisura e per non iniziare il giro infinito di domande senza risposta, ma poi inevitabilmente mi chiedo come stai e se sto facendo abbastanza per noi e... sai, imparerai a conoscermi.

Se penso all'amore, so cosa dire.
Se penso alla famiglia, inizio ad imparare qualcosa.
Se mi chiedo cos'è essere madre, ho presente tuo fratello che mi cerca al mattino presto per stringermi forte ancora nel sonno, ma da qualche tempo, bambina mia, io penso anche a te.

venerdì 17 febbraio 2012

Tutto immobile o tutto in movimento

Stasera arriva la nonna, grazie al cielo.
Abbiamo il surrogato di fiocco nascita dipinto da me e che, devo dirlo, è venuto carino carino...
Nella borsa dell'ospedale abbiamo tutto tranne la vestaglia, che pare impossibile trovarne una senza inutili fronzoli e soprattutto non di pile...
Abbiamo la carrozzina lavata e già corredata di lenzuola (bianche! bianche, non rosa, mi sono ribellata al rosa!) e copertina.
Abbiamo pupone che prima di addormentarsi chiede se anche "a bimba" sta facendo la nanna e poi dà i baci alla pancia e le "cocche" alla sorellina.
Abbiamo il responso della ginecologa che tre giorni fa ha pronosticato una nascita entro sette, dieci giorni.
Abbiamo i nervi stanchi e dormiamo poco, e una strisciante tensione ma tantissima voglia di sentire quei "prodromi" inconfondibili e sussurrare al papà "ci siamo, andiamo" e uscire di casa emozionata e concentrata.
Ho voglia anche di stare a sentirla questa pancia, ancora per i pochi giorni che resterà ripiena com'è, perché poi si sgonfierà e spargerà ovunque nel mondo il suo carico d'amore infinito, che non sarà più solo mio.

E abbiamo coraggio e forza, paura di bambina e lacrime in tasca per tutto quello che ci aspetta. Ho tanta, tantissima voglia di un segnale da mia mamma, che mi guarda e sta pensando che ci assomigliamo proprio tanto, tanto, ora siamo proprio uguali.

lunedì 13 febbraio 2012

37 settimane - nel dubbio, lavati i capelli

Nel mio parco immaginifico relativo alla gravidanza, 37 settimane segnano il confine tra il periodo della gravidanza in cui aspetti più o meno placidamente e quello in cui Ogni Momento E' Buono.
Quando poi in pancia tieni una vitella che un mese fa si è piazzata avanti di 4 settimane nella crescita, per giunta la secondogenita e per giunta femmina (pare che tendano ad anticipare, oh, quant'è vero! non è forse così? non è forse vero che le donne se c'è da prepararsi a qualcosa, un viaggio, un'esperienza, facciamo tutto subito, mentre gli uomini ci guardano dal divano e bofonchiano: ma insomma, che fretta c'è?), 37 settimane diventano un traguardo significativo.
A giorni vado dalla ginecologa a vedere come siamo messe la nana ed io, comunque al momento non si avverte alcunchè di allarmante.
Però sono entrata a pieno titolo nella fase "sono pronta?": se mi attardo un istante di troppo ad osservare le radici dei mie capelli chiedendomi se fare uno shampoo prima di andare a letto o la mattina dopo, lo faccio prima di andare a letto, che già il travaglio e il dopo parto hanno il loro carico da novanta, ci mancano solo i capelli unti.
La diretta conseguenza, una volta che si imbocca questa strada, è osservare con cipiglio critico lo stato della propria depilazione e, dopo aver sommessamente rinunciato tra sè e sè a quella dell'inguine (a meno che non si vada alla cieca, come ho fatto finora con vi giuro non so quali risultati visibili a distanza ostetrica-partoriente), avviare le pratiche per quella delle gambe.

Perchè il mantra è ormai, inesorabilmente, Ogni Momento E' Buono, perciò, fatti trovare pronta.
Non lo so mica, ovviamente, se sono veramente pronta. Ma già andare a letto con i capelli puliti e la borsa dell'ospedale pronta nell'armadio fa la differenza.

lunedì 6 febbraio 2012

Cose che mi ci vorrebbero davvero, ma davvero

- uno spazzaneve e uno spargisale;
- una piega ai capelli come non ne vedo da mesi;
- un'iniezione di energia;
- una governante barra tata barra ancora di salvezza;
- un pavimento pelvico degno di questo nome.......;
- un libro pieno di idee gioco per bimbi di due anni ipercinetici e a rischio dipendenza da tv rinchiusi in casa;
- qualcuno che faccia le ultime analisi pre-parto al posto mio;
- la certezza che la nana non deciderà di nascere prima dell'arrivo della nonna tra dieci giorni, che sennò son risate.

Vorrei postare foto su foto di roma nord innevata, dei vicini di casa che spalano neve in maniche corte per liberare le strade, dei rami degli alberi in mezzo alla via, e della mia faccia quando venerdì ci siamo accorti di essere rimasti senz'acqua (poi tornata), o dell'unico alimentari aperto ieri nella mia zona, quello di cibo cingalese, preso d'assalto dalle matrone romane, me compresa, che sono tornata a casa con spaghetti di soia, riso basmati e cacao dello sri lanka.
Ma ovviamente non le ho.

Dai che ce la faccio.

mercoledì 1 febbraio 2012

Il "coraggio" di figliare ancora: l'importanza dell'esperienza e dell'ottimismo

Mi domando spesso come sarà tra un mesetto o giù di lì.
Mentre tutti o quasi i parenti/amici/conoscenti fanno a gara, senza malignità, a dire che sono coraggiosa, che io e il papà siamo due eroi della procreazione ravvicinata, che Dio solo sa cosa ci aspetta, io me la godo abbastanza e mi beo nella mia forse inappropriata relativa tranquillità.
Se ripenso alle prime settimane ma anche ai primi mesi con pupone, e anche a tutte le prime cose che ci aspettano con lui, mi viene in mante un solo fattore di panico: il Nuovo, lo Sconosciuto.
Tornare a casa dall'ospedale con questo cosino minuscolo e misterioso.
Svegliarci di notte coi suoi pianti apparentemente immotivati.
L'allattamento, scaturente da un nebuloso processo fisico-psichico, e il suo corredo di intoppi.
Lo svezzamento, idem.
E via dicendo.
Ogni gradino conquistato, ogni esperienza conclusasi positivamente, li abbiamo dovuti solo ad una cosa: l'esperienza.
Esperienza nel maneggiare l'oscuro fagottino e la sua attrezzatura, esperienza nell'ascoltare la sua voce e il suo pianto, esperienza nel destreggiarsi tra ore di sonno perse e svaghi messi da parte per far posto a lui, esperienza nel gestire i piccoli e meno piccoli inconvenienti senza piombare nel panico cupo o, semmai, riemergendone subito.

Quando è nato pupone, non eravamo genitori, c'è poco da fare. Io forse, anzi sicuramente, ero già madre, biologicamente parlando, ma la nostra competenza era zero.
Ora, ora siamo genitori.
Ciò che il secondo figlio ha in meno del primo è probabilmente lo stupore, la meraviglia, l'estasi contemplativa dei primi giorni, le risatine isteriche di fronte a smorfie e versetti. Ma, a pareggiare i conti, arriva la calma, la serenità, certo relative perché pur sempre di una persona diversa di parla, la, appunto, competenza.

Di fronte allo sbigottimento un po' superficiale di chi sgrana gli occhi e ci dice (ancora!) che siamo stati coraggiosi a voler fare un altro bimbo con un nemmeno duenne per casa, sinceramente mi viene da sorridere. Certo, ci sono genitori di figli impossibili che ne hanno passate di tutti i colori e che si ritengono perciò a buon diritto traumatizzati e provati psicologicamente, ma a parte costoro c'è una grande tendenza, mi pare di notare, (al di là di tutte le considerazioni comprensibilissime sulla possibilità reale di mantenerli, occuparsene, gestirli) a ritenere il fatto di fare figli come una cosa eccezionale, che fa un po' paura, ben lontana dal naturale istinto umano.

Sembra più normale dire "oddio non ce la farei mai". E' sicuramente molto più accettabile per l'interlocutore, che ritiene di avere davanti una persona moderna che pensa giustamente a se stessa e al proprio equilibrio, invece che gettarsi a capofitto in un'esperienza così "devastante" e totalizzante.

Invece io, da brava esaltata, continuo a ripetermi che il più l'abbiamo fatto con pupone, e che tutto andrà come deve andare. Troppo ottimismo?
Ma, se pure fosse così, cioè che siamo troppo ottimisti, non è sempre meglio che crogiolarsi nell'ansia, nelle preoccupazioni per ogni singolo dettaglio?
Non so, chi è meno matto?