lunedì 12 aprile 2010

Di questa Nuova Vita

Comincio a scrivere con un po' di ansia...ansia che il pupone si svegli dopo averci messo un tempo infinito a farlo addormentare, ansia di non riuscire a dire tutto quello che vorrei...ansia di lasciare a metà anche questo progetto, dopo tutto il resto (lavoro, idee varie, buoni propositi).
Non è facile parlare della maternità, o meglio, lo è fino a un certo punto, perchè ci sono talmente tante cose da dire, pannolini, cacchine, sonno, ciuccio, progressi, che le parole in un primo momento scorrono veloci...ma poi bisogna dire qualcosa di sè, di quest'essere che magicamente ha dato la vita (La Vita!) a un altro essere facendone altro da sè, di come ci si sente a guardare il proprio bambino fuori dal proprio corpo e di come ci si arrampichi, letteralmente alla fine di ogni santissima giornata di pianti, poppate, crisi più o meno serie.
Io avevo una vita "normale", giornate "normali", oggi mi ritrovo a combattere per strappare una ventina di minuti qua e una là, per poter fare una doccia, pranzare, riordinare casa, e mi domando come si fa. Come fanno tutte? Come si continua a vivere la propria vita? Oppure è semplicemente questa, ora, la vita?

Avevo due concorsi in ballo. Mi dicevo: ce la farò a studiare col bambino piccolo! Ebbene, non ce la faccio.
Non ho tempo, e soprattutto non ho voglia, testa, spazio. Il poco tempo che la cura di mio figlio mi lascia e che non impiego per soddisfare bisogni elementari lo devo impiegare in qualcosa che mi faccia bene: allora aspetto che torni il papà ed esco per una mezz'ora, o pulisco una stanza della casa, o leggo oppure dormo.
Se non fossi condizionata dalle aspettative che io stessa avevo e ho su di me, non avrei problemi. Ma al giorno d'oggi è dura a trent'anni tirare i remi in barca anche se temporaneamente per stare col proprio bambino, sarebbe molto meno sconveniente buttarsi in un impiego qualunque e pazienza se il bimbo a cinque mesi sarà già parcheggiato al nido (con tutto il rispetto per chi lo fa, per necessità o meno): mi darebbe quanto meno la patente per presentarmi decentemente agli altri.

Ma oggi non voglio pensarci. Non ora che il pupone dorme. Non oggi che sono così stanca e che il tempo invoglia a caffè, libro e piumone. Un'altra volta.

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