martedì 28 settembre 2010

Ciò che sarebbe stato

da stamattina mi girano in testa questi pensieri.
pensieri oziosi, che non potrei permettermi con tutto quello che ho da fare, ma che frullano e frullano e chiedono sfogo, per essere meglio compresi, per essere accettati.

se le cose fossero andate diversamente, se non avessi conosciuto il Papà o se per qualche motivo tra noi non avesse funzionato, ora vivrei con tutta probabilità ancora in sardegna, a casa con mio padre e mia sorella. lavorerei nello studio che ho lasciato per venire qui, a ritmi tutto sommato blandi, forse sarei ancora alle prese col concorso.
il rapporto con mia sorella sarebbe più o meno lo stesso, cioè simbiotico, senza la distanza fisica a scoperchiare le nostre abissali diversità, lei perfettina e insicura, io selvatica e rissosa.

avrei un'esistenza pacifica, o magari al contrario irrequieta, tra le mura sicure di una città conosciuta a menadito e con meccanismi antichi e collaudati. avrei le mie amiche, i miei amici, le mie uscite il venerdì, i caffè al bar del tribunale, i pranzi in spiaggia e le sessioni di shopping con mia sorella. tutto come l'ho lasciato. chiacchiere e gossip di provincia. qualche viaggetto oltretirreno. poca consapevolezza. il dolore che avevo dentro non avrebbe trovato il mio terapeuta romano, e chissà dove sarebbe finito.

invece sono qui.
in una città che amo e odio con tutta me stessa, che mi fa tremare di rabbia i polsi alla guida della mia auto nel traffico maledetto e inspiegabile che la ingolfa.
senza lavoro, perchè qui a quanto pare con la mia laurea e il mio titolo e il mio cv mi ci posso anche fare un aeroplanino di carta, tanto per dire che sono serviti a qualcosa.
con un compagno che amo e che mi ama, ma con cui sperimento giocoforza non solo le vette d'amore e di complicità, ma anche gli abissi dell'insofferenza reciproca. e si presume (si spera) che sia per sempre.
in parte sono sempre la stessa, in parte no. sono molto più riflessiva e attenta a come mi muovo. mi sposto a tentoni nella metropoli che non mi appertiene. non so che ne sarà del mio lavoro, perchè fare l'avvocato a roma è impossibile, per come la vedo io, o quanto meno non è compatibile con una qualità della vita sostenibile, nè con la maternità come io la intendo.

e poi c'è mio figlio, che ovviamente resta fuori da tutto questo soppesare. se guardo lui è evidente che nulla regge, al confronto.

è strano, ma ad un certo punto della mia vita mi sono trovata a un bivio e ho preso una delle strade. non c'erano scorciatoie nè zone per la sosta nè possibili alternative, dovevo scegliere e l'ho fatto, non senza soffrire. mia mamma era morta l'anno prima e io mi sentivo in colpa ad andarmene, ma non potevo farne a meno. volevo vivere. amavo il Papà e questo non è cambiato. siamo cambiati noi come coppia ma in meglio, e sempre con margini di miglioramento ulteriore.

oggi sono qui e questo non cambia, per il momento. coi miei sogni, con la mia irrequietezza, tutto temperato dal mio bambino, che mi ha resa più adulta e più sincera. certa che le cose cambieranno nel tempo, a favore mio e della mia buona disposizione. madre e compagna ma non solo, anche l'animale selvatico che sono sempre stata.
felice, se mi guardo dentro obiettivamente e spassionatamente. capace di amare, ancora.
e questo è l'importante.

6 commenti:

  1. Penso che sia normale guardarsi indietro, a volte, specie quando si fanno scelte così lontane da ciò che avremmo mai immaginato. Ma è bello poter anche fare presunti bilanci di ciò che sarebbe stato e ancor più bello è vedere il presente e saperlo apprezzare :) e saper scorgere anche il futuro!

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  2. Ogni tanto fa bene guardarsi indietro ... soprattutto quando ciò che hai e ciò che sei nel presente è molto più bello di ciò che saresti potuta essere! Il futuro è un'incognita... ma la cosa importante rimane la capacità di amare e di farsi amare!!!
    Un abbraccio!!

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  3. 10&lode!
    che bel post!
    ma lo sai che questi pensieri alla sliding doors mi prendono spesso pure a me?
    sia nelle banali casualità quotidiane che nelle grandi questioni esistenziali.
    io probabilmente non sarei a roma, se non avessi incontrato il MaritoPrincipeAzzurro.
    e questo sembra volgere a sfavore della scelta di stare con lui :D
    in realtà sono convinta che non staremo qui a lungo. me lo sento.
    perché il mio essere zingara sta scalpitando sotto la pelle della moglie accondiscendente e la mamma amorevole.

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  4. Anche io ultimamente sono molto "se avessi detto/fatto/scelto diversamente cosa sarebbe successo?".
    A volte fa bene, a volte no.
    Non ci rimuginare troppo o finisci come me!

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  5. @ Moonaflowers: sì hai ragione, è bello soffermarsi a pensare e a indagare il futuro...quanto meno, mi aiuta a far pace con certe cose che ribollono...

    @ Tatina: è vero, quel che è è meglio di quel che sarebbe potuto essere. un mondo senza pupone non lo posso nemmeno immaginare! :)

    @ Caia: grazie!
    io mi definisco "selvatica", tu invece sei "zingara"...mi piace! anch'io mi vedo traslocare, tra un po', magari all'estero, magari in spagna. chissà, con un po' di fortuna e audacia realizzeremo i nostri intenti!

    @ rocciajubba: ho già finito di rimuginare, me lo sono imposto! anche tu però, eh!

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