lunedì 14 novembre 2011

Mio padre, un discorso, un antidoto

Mio padre ieri è andato a vedere un film e uscendo dal cinema mi ha telefonato. mi ha fatto un Discorso Motivazionale. in trentadue anni, saremo a quota tre, quattro. un Discorso Motivazionale mascherato da critica cinematografica.
mi rimprovera velatamente di non credere nei sogni, o di non averne.
l'ho detto.
ammetterlo a me stessa è stata dura, ma non importa più.
per mio padre, che davvero è un uomo eccezionale e un gran lavoratore stimato da tutti etc etc, avere una figlia che ha rinunciato al proprio sogno è un po' un 'offesa. soprattutto, ma questo lui non lo sa, perchè il sogno in questione era soprattutto il suo.
superare Il Difficilissimo Concorso. magari al quarto, quinto, sesto tentativo.
invece io dopo il primo ho detto basta. quella sera che ho posato la penna sul banco sotto lo sguardo fermo del poliziotto, mentre imbustavo il mio compito e camminavo verso il presidente della commissione, alla scadenza dell'ultimo secondo dell'ultimo minuto a disposizione, io ho detto "mai più".
e non c'entra la convivenza, non c'entrano i figli, non è che, se fossi rimasta a casa sotto la sua egida, sarebbe stato diverso.
o forse sì, ma non è questo il punto.

il punto è che si cambia. sono cambiata. un po' è cambiata la mia testa, un po' mi è cambiato il mondo intorno e ho dovuto correggere il tiro.
può darsi che, per quanto mio padre adori il suo nipotino, lui preferisse quella figlia che tornava a casa dal tribunale a orari assurdi, in tailleur e con la cartella gonfia, e si buttava a studiare.
ma io quella penna l'ho posata, fisicamente e metaforicamente, prima di deciderlo. di decidere di avere dei figli. prima di tutto. per questo non tollero di sentirmi dire, o insinuare, che la maternità mi ha rammollita.

il fatto è, me ne rendo conto solo ora, che io non ho rinunciato.
ho accettato, ho corretto il tiro, assecondando un istinto di sopravvivenza e autoconservazione che mi accompagna da molto tempo.
più semplicemente, quello non era il Mio Sogno. era un'idea, una proposta, un bel progetto, ma non il mio sogno, o se lo era ora non lo è più da tanto.
può darsi che non farò mai niente di grandioso nella vita, che farò una vita normale con un lavoro normale, e vorrei che capisse che va bene così. oh, se va bene. non è "l'applauso del mondo", come canta Fabi, il senso di tutto.

negli ultimi giorni abbiamo combattuto con la bronchite di pupone. tosse cavernosissima e febbre a quaranta. io gli tenevo la manina mentre tossiva e piangeva tenendosi la gola perchè gli faceva male, gli dosavo le medicine, controllavo che non si scoprisse la notte, cose che fa qualunque madre, e mille volte mi sono detta che non esiste nient'altro al mondo.
tutto il resto è, sarà, solo contorno. il lavoro che verrà sarà occasione di realizzazione e causa di stipendio, ma sono cambiata talmente in pochi anni che non posso immaginare di mettere sul fuoco niente di più dell'essenziale.

Se ci fosse un antidoto. a questa tristezza che ci prende per aver tradito le aspettative di chi amiamo, al disagio di stare al mondo così, senza difese, vestiti solo di amore, di riconoscenza, pur nell'incomprensione dei più... lo berrei d'un fiato.

o forse no.

7 commenti:

  1. Tu hai scelto il "lavoro" più bello di tutti i "lavori"che ripaga d'amore e non di soldi, che ricambia di carezze e non di premi....posso capirti...e lo faccio con tutto il cuore io...che mi avvicino un pò alla tua storia....

    RispondiElimina
  2. Non credo che tu sia l'unica, sai...nel mio piccolo conosco tante persone, me compresa, che hanno disatteso le aspettative dei genitori (quasi sempre del padre). Ma ti dirò...io mi sono sempre sentita forte di questo. Forte di non essere incasellata dentro ad un progetto che non fosse il mio, forte di dare peso e valore ad altro, forte di " sprecare" un talento che, posto che io abbia, non mi avrebbe reso felice. Ora sta noi fare capire al mondo che COSI' siamo felici, forse non siamo abbastanza convincenti, che dici?

    RispondiElimina
  3. Lo so che è dura, quando senti quasi di aver tradito. Sarebbe peggio tradire se stessi, però! Tuo padre capirà. In fondo è un genitore no? E i genitori voglio il meglio per il figli, anche se cercano, spingono, provocano, alla fine è solo quello che conta.
    E tu sei felice e consapevole delle scelte che hai fatto, vedrai che a lui basterà alla fine.

    Un abbraccio!

    RispondiElimina
  4. Insegui i tuoi sogni... tuo padre sarà felice vedendo il tuo sguardo sereno ed appagato... magari ci vorrà un po' di tempo... ma succederà...

    RispondiElimina
  5. Che bello il tuo blog! mi rivedo in tante cose...vai avanti per la tua strada lastricata di tanto, tantissimo amore!!!

    RispondiElimina
  6. @ dolcemamy: benvenuta carissima, e grazie del sostegno!

    @ Francesca: cocchins, hai ragione. se non ci crediamo noi per prime, come convincere gli altri?
    speriamo di migliorare!

    @ Owl: che dire, è proprio così. grazie, cara amica :)

    @ Tatina: me lo dico anche io...succederà... oddio non vorrei sembrare una lagna, non mi ci vedo. però ho apprezzato ogni vostro intervento.

    @ Francesca: ho visitato il tuo blog, i nostri figli sono nati lo stesso giorno! da che parti abiti a roma?

    RispondiElimina
  7. dai non ci posso credere!! proprio il 27 marzo! io vivo a roma nord - vicino piazza Ernerio - metro Cornelia.

    RispondiElimina

E' bello scambiarsi le opinioni...o anche solo farsi un saluto... Grazie!