mercoledì 1 febbraio 2012

Il "coraggio" di figliare ancora: l'importanza dell'esperienza e dell'ottimismo

Mi domando spesso come sarà tra un mesetto o giù di lì.
Mentre tutti o quasi i parenti/amici/conoscenti fanno a gara, senza malignità, a dire che sono coraggiosa, che io e il papà siamo due eroi della procreazione ravvicinata, che Dio solo sa cosa ci aspetta, io me la godo abbastanza e mi beo nella mia forse inappropriata relativa tranquillità.
Se ripenso alle prime settimane ma anche ai primi mesi con pupone, e anche a tutte le prime cose che ci aspettano con lui, mi viene in mante un solo fattore di panico: il Nuovo, lo Sconosciuto.
Tornare a casa dall'ospedale con questo cosino minuscolo e misterioso.
Svegliarci di notte coi suoi pianti apparentemente immotivati.
L'allattamento, scaturente da un nebuloso processo fisico-psichico, e il suo corredo di intoppi.
Lo svezzamento, idem.
E via dicendo.
Ogni gradino conquistato, ogni esperienza conclusasi positivamente, li abbiamo dovuti solo ad una cosa: l'esperienza.
Esperienza nel maneggiare l'oscuro fagottino e la sua attrezzatura, esperienza nell'ascoltare la sua voce e il suo pianto, esperienza nel destreggiarsi tra ore di sonno perse e svaghi messi da parte per far posto a lui, esperienza nel gestire i piccoli e meno piccoli inconvenienti senza piombare nel panico cupo o, semmai, riemergendone subito.

Quando è nato pupone, non eravamo genitori, c'è poco da fare. Io forse, anzi sicuramente, ero già madre, biologicamente parlando, ma la nostra competenza era zero.
Ora, ora siamo genitori.
Ciò che il secondo figlio ha in meno del primo è probabilmente lo stupore, la meraviglia, l'estasi contemplativa dei primi giorni, le risatine isteriche di fronte a smorfie e versetti. Ma, a pareggiare i conti, arriva la calma, la serenità, certo relative perché pur sempre di una persona diversa di parla, la, appunto, competenza.

Di fronte allo sbigottimento un po' superficiale di chi sgrana gli occhi e ci dice (ancora!) che siamo stati coraggiosi a voler fare un altro bimbo con un nemmeno duenne per casa, sinceramente mi viene da sorridere. Certo, ci sono genitori di figli impossibili che ne hanno passate di tutti i colori e che si ritengono perciò a buon diritto traumatizzati e provati psicologicamente, ma a parte costoro c'è una grande tendenza, mi pare di notare, (al di là di tutte le considerazioni comprensibilissime sulla possibilità reale di mantenerli, occuparsene, gestirli) a ritenere il fatto di fare figli come una cosa eccezionale, che fa un po' paura, ben lontana dal naturale istinto umano.

Sembra più normale dire "oddio non ce la farei mai". E' sicuramente molto più accettabile per l'interlocutore, che ritiene di avere davanti una persona moderna che pensa giustamente a se stessa e al proprio equilibrio, invece che gettarsi a capofitto in un'esperienza così "devastante" e totalizzante.

Invece io, da brava esaltata, continuo a ripetermi che il più l'abbiamo fatto con pupone, e che tutto andrà come deve andare. Troppo ottimismo?
Ma, se pure fosse così, cioè che siamo troppo ottimisti, non è sempre meglio che crogiolarsi nell'ansia, nelle preoccupazioni per ogni singolo dettaglio?
Non so, chi è meno matto?

15 commenti:

  1. Pienamente d'accordo con il tuo bellissimo post. Entusiasmo, ottimismo e un pizzico d'esperienza sono gli ingredienti giusti (ci metto anche una certa dose di pazienza...)

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  2. Concordo con Seicuori, e aggiungo ancora un po' di pazienza. Un abbraccio.

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    1. idem come sopra: dose di pazienza (con la prole, col papà, coi parenti, in generale) raddoppiata!

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  3. splendido post pieni di ottimismo, lo faccio mio in queste fredde giornate di "attesa" e pensieri. Baci

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  4. Ma insomma! Che gente frequenti?!? Tutti pusillanimi da quelle parti?
    A parte gli scherzi, stai serena e non temere perchè se è vero che ora in più avete-avrete la competenza e la serenità dell'esserci già passati, non è vero che verrà a mancare lo stupore...anzi, se è possibile sarà ancora maggiore, magari confinato nei momenti in cui il pupone è distratto... e ti perderai, come non ricordavi più, fra le pieghette delle dita, la tenerezza dei piedini, la conta delle ciglia. Non ci si abitua: l'emozione si amplifica!

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    1. tu che sei la mia guru in fatto di procreazione ravvicinata, sappi che ti disturberò per lamentele e consigli a più non posso!
      lo so, lo so che mi perderò nelle pieghette e negli occhietti...e poi ci sarà pupone a incrementare l'emozione, con il suo, di stupore
      :)

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  5. "genitori di figli impossibili che ne hanno passate di tutti i colori e che si ritengono perciò a buon diritto traumatizzati e provati psicologicamente"
    Presente!! Io c'ho al figlia ipercinetica (non patologicamente per fortuna, ma comunque è una che deve correre, s'è un po' calmata quando ha potuto supplire al movimento con le parole)

    :-)

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    1. sì lo sapevo che eri "della categoria".
      però poi ci si passa sopra, vero??

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  6. Io sono d'accordo con te :-)
    Che bel post Nuvole!

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  7. L'altro giorno un'amica con due bimbi mi diceva che l'amore di moltiplica... e l'ansia e le preoccupazioni si dimezzano perciò mi sembra un buon motivo per essere ottimista!

    Un abbraccio

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    1. che bella prospettiva, il dimezzamento dell'ansia!
      speriamo che sia così anche per noi!

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  8. E poi avrai sempre una porta aperta sul futuro ed una sul passato, rivedrai il grande nel piccolo e potrai fantasticare il piccolo nel grande!
    Ci sarà ugualmente lo stupore perchè ti sembrerà di non ricordare nulla, ma l'esperienza si farà viva e l'ansia soccomberà sotto la consapevolezza!
    Ottimismo e pazienza!

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  9. Brava, brava, brava. E' quello che mi ripeto sempre anche io: con il secondo sarà più facile. Ed anche se (purtroppo) mi tocca aspettare ancora un po', in realtà non penso a nient'altro. Auguroni!

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