venerdì 12 novembre 2010

Un uomo elegante al semaforo

Stamattina camminavo per la mia città sotto un maestrale tagliente spingendo un passeggino urlante. ero spettinata dal vento e vagamente isterica.
ad un semaforo incontro un uomo elegante in completo grigio e cappotto sotto il braccio, che mi guarda sorpreso, "Ma sei tu! che ci fai qui?? ma hai un figlio, complimenti!".
il mio ex capo studio, o dominus come si dice, anche se suona sadomaso.
colui che nutriva tante e tali lusinghiere speranze in me, e nel fatto che lavorassi con lui anche dopo l'esame da avvocato.
poi ho cambiato città e niente. alla domanda "cosa stai facendo?", rispondo il solito, Roma, mamma.
non è verissimo.
rispondo ovviamente Roma, per dare subito un respiro metropolitano all'idea della vita che faccio, e poi aggiungo per ora la mamma poi devo vedere, fare, decidere.
bugiarda.

ora, per inciso, nello specifico ho pensato che il mio fare la mamma risultasse in quel momento meno bello del previsto, visto l'urlo belluino che proveniva dal passeggino sotto di noi.
solite frasi di circostanza, eh è nervoso, no non è colpa tua, sì è un bel bimbo grazie, oh certo sei di fretta vai pure sai anche io bla bla bla.
e poi son rimasta sola al semaforo perchè la ruota del passeggino si è incastrata e nel frattempo è scattato il rosso e niente, i clacson, le macchine, il cappotto svolazzante in lontananza, la testa brizzolata già sull'altro marciapiede verso chissà quali arrapanti questioni legali, e il vento che sibilava gelido. il bambino coi lacrimoni, e pure io. una voglia pazzesca di rintanarmi a casa mia e non uscirne più.

perchè?

ho mille spiegazioni, ma nessuna che sia razionale.
amo la mia condizione, ma a volte mi mancano certe situazioni in cui la mia vita di prima mi calava. o forse sono condizionata da quel retaggio culturale per cui essere mamma non è abbastanza, bisogna anche dimostrare qualcos'altro, soprattutto agli uomini in completo grigio che stimiamo tanto e che ci stimavano, e la cui mano che voleva condurci per il mondo professionale noi abbiamo lasciato per prendere altre strade.

mi sono trascinata a casa pensando, nel più classico dei clichès, che neppure la mamma so fare, se mio figlio piange disperato e non so perchè.
in cucina mi sono messa a preparargli la pappa avvolta da una solitudine devastante mentre lui, calmatosi, sul seggiolone ciucciava un panino.
mentre la pastina cuoceva mi sono seduta accanto a lui e ho guardato la testolina bionda del mio bambino, le sue guance rosse e i suoi occhioni scuri che indagavano i miei tra i singhiozzi, e ho pensato che a lui basta questo, avermi con sè, calma e rassicurante.
ho pensato che mi faccio un sacco di complessi, dando per scontate un sacco di cose, tra cui che tutto sarebbe andato in un certo modo, mentre invece chissà. e che, se pure fosse andato tutto in quel modo, non sarebbe di certo meglio che accarezzare queste guanciotte.
ho pensato che, per quanta tenerezza possa aver fatto al mio ex dominus in elegante completo grigio, ho un pozzo di ricchezza cui attingere, e che il lavoro verrà, quando sarò pronta, diverso da come l'ho immaginato finora e adatto alla nuova me, a noi.

ho pensato che è molto triste e molto ingiusto che sia così difficile per una mamma stare al mondo.

ci sono due versioni di ogni fatto che ci tocca. due diversi modi di interpretarlo.
ogni cosa può impoverirci o, al contrario, arricchirci.
io vorrei essere più ricca, tutta amore.

ce la voglio fare.

14 commenti:

  1. Questa conclusione è tale che solo una persona veramente grande e forte poteva arrivarci. Il mio rispetto.

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  2. ce la farai, sorprendendoti.
    non è detto che il dominus capirà le tue evoluzioni, ma non ti devi giustificare : )

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  3. lascia perdere il dominus! già il nome è inquietante! io penso che bisogna fidarsi e affidarsi alla vita e che la tua stia andando nel migliore dei modi possibili, solo che non era quello che tu e gli altri si aspettavano! il vero clichè è quello di volerci brave mamme, grintose professioniste, maliziose femmine, e magari anche snelle, belle e con le tette grosse!!!godiamoci questo unico e irripetibile presente!

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  4. Datti tempo..se ora non sei pronta e non te la senti di buttarti nel mondo del lavoro non lo fare..arriverà un tempo anche per quello..il lavoro a volte può essere una salvezza ma anche una croce per noi mamme...quindi non ti colpevolizzare, non stare male..sei una mamma fantastica..metti davanti alle tue esigenze quelle di tuo figlio..e non tutte ci riuscirebbero..

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  5. Tempo al tempo... Adesso è il tempo di essere soltanto mamma ... nel tuo modo unico di esserlo... come unico è il modo di ognuna di noi... poi chissà...

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  6. Odio il fatto che si debba sempre scegliere!
    E il bello è che gli uomini non devono farlo!
    Lo so, io sostengo che nel primo anno un bimbo abbia più bisogno della mamma, ma questo non vuol dire che si debba per forza scegliere fra lavorare e fare la mamma. Perchè in questo Paese è così difficile essere APPIENO donna (e cioè persona, professionista, amante, amica, moglie, compagna, madre)?

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  7. Il fatto è che, anche quando le scelte sono fatte nel massimo della convinzione, non ci sarà mai una scelta su cui di tanto in tanto non si affacci un ripensamento, un dubbio, una nostalgia. Anche solo per un attimo, o non fosse altro che per riconfermarla.
    Sei arrivata a sagge conclusioni: mi hai fatto provare un'intensa tenerezza, e non posso che augurarti di essere felice.
    Coraggio, non sei sola.

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  8. mi è successo più di una volta, da quando è nato il mio bimbo, di pensare alle cose di cui parli nel post. Mi è successo leggendo il pezzo di una collega, che ha scritto su un tema e su un territorio che consideravo 'mio'. Ne ho sofferto, lo confesso. Ma ho lasciato lì, a decantare, quel piccolo dolore, quel senso di perdita. E in pochissimo tempo ho capito che ora non importa. Che essere mamma significa anche percorrere altre strade. Che è bellissimo stare a vedere dove andremo. Che è meno bello essere preoccupata perché c'è bisogno di tanto denaro per assicurare a Superbaby tutte le possibilità che non voglio fargli mancare. Ma lui viene prima di tutto: e quando ora gli dico 'mi abbracci?' e lui si stringe a me e appoggia la sua testolina sulla mia spalla, non c'è niente, non c'è pezzo, intervista, prestigio professionale che possa competere con quella sensazione di pienezza. Per il futuro vedremo. Certo, in un altro paese sarebbe meno difficile. Questo mi fa davvero arrabbiare.

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  9. @ Trasparelena: grazie...speriamo! ;)

    @ Castagna: o una persona grande e forte, o una che ha imparato a non farsi troppo del male... grazie anche a te!

    @ Stima Di Danno: il problema non è quel che pensa il dominus...il problema è quello che penso io di me stessa al cospetto del Mondo Del Lavoro! e comunque al massimo gli ho fatto un po' pena, fa niente!

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  10. Cocchina: come sempre ci azzecchi. cosa mi aspettavo, cosa si aspettavano gli altri? io lo so. si tratta di far pace con le aspettative passate e rendersi conto che tutto è diverso (e più bello e più vero, ma non sempre basta!)

    @ valentina: sì, la chiave di tutto è mio figlio. ha bisogno di me, presente in tutti i sensi. il lavoro è un problema solo se penso a quanto è difficile trovarne uno, a maggior ragione per una mamma... che voglia di andare via dall'italia...

    @ Tatina: sì, tempo al tempo. hai riassunto così buona parte di tutto il papiro che ho scritto io tra post e commenti! ;) speriamo che venga, prima o poi, il mio tempo

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  11. @ rocciajubba: sai che hai ragione? perchè è così difficile essere DONNE? anche se avessimo giornate di 48 ore, counque, non credo che sarebbe più facile...

    @ Ondaluna: grazie anche a te, trovi sempre le parole giuste. è vero, se ora fossi una professionista agguerrita rimpiangerei il tempo per fare (e accudire) un figlio.
    giuro, sono felice così e non mi guardo troppo indietro.
    solo penso che starei meglio al mondo con un lavoro che mi identifiche agevolmente (hai presente il gelo degli astanti quando dici "sono una mamma"? tipo "oddio e adesso di che parlo con questa??")

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  12. @ Silvietta: mi piace questa tua prospettiva. la vera sfida è essere se stesse, disadorne. grazie

    @ MammaMaggie: grazie per il tuo intervento. non so se abbiamo letto la stessa rivista questo fine settimana, ma a volte anzi quasi sempre penso che la soluzione per conciliare al meglio le cose sarebbe andare all'estero, in un posto dove il lavoro sia davvero un diritto e non una penosa conquista.

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  13. ...dopo tanti mesi di assenza... non ho più le parole "adatte", farei solo come su facebook "Mi piace"....
    Nuvole, io lavoro e tanto e in questi mesi non sono stata nei blog - trascurando il mio per primo - per lavorare ancora di più e ritrovare il posto "perduto" in maternità e conquistarmi la stima di amici e colleghi ma ti assicuro: la cosa più gratificante è l'abbraccio di mio figlio...e la mia vita è come se iniziasse alle 17.30, quando torno a casa da lui....altro che dominussssssssssss!!!!baci

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