lunedì 19 marzo 2012

L'aggettivo possessivo secondo pupone

Se lo spazzolino blu più lungo è della mamma, che mi guarda bene negli occhi scandendo M-I-O...
e quello verde corto e sbrindellato è, sempre a detta di mamma, T-U-O...

poi per forza di cose quello blu lungo è M-I-O e quello verde corto e sbrindellato è T-U-O...

ok, ho capito!

o no?

mercoledì 14 marzo 2012

Dormono

Dormono.
E io non posso.
Ho mille motivi per volermi nascondere sotto le coperte fino al primo risveglio, ma anche mille cose che frullano in testa, e devo farle svolazzare un po'.
Dormono.
E il "grande" ha 39 di febbre, e io sono sola, e la famiglia di origine tace laggiù, non accenna a venirmi in soccorso, allora dopo un po' di frigni mi rimbocco le maniche e faccio da me. E penso a tutte le amiche e cugine e conoscenti con stuoli di nonne, zie, amiche nullafacenti che sgomitano per citofonare per prime a casa loro, e che appena rimangono sole telefonano a qualcun altro per lamentarsi di quanto sono stanche. E penso che anch'io la stanchezza vera non l'avevo mai sperimentata, ma me la devo tenere, perchè al momento il numero del pronto soccorso dà sempre occupato, da queste parti. E penso che il fatto che soltanto io sappia dove stanno i pigiamini, come si usa il termometro, cosa deve mangiare il grande per cena, a che ora deve mangiare la piccola, cos'è quel "Cincino" che il primo sta cercando per casa, non va mica bene.

Dormono.

E mi viene in mente la primavera che sta arrivando, e che la febbre passerà. Che è vero, non prendono l'aereo, però mi vogliono, ci vogliono bene. Che sarò anche sola, ma sto costruendo qualcosa di maestoso, con questi bambini. Che sono la cosa più incredibile che potessi fare.

Che in questo lasso di tempo in cui li ho voluti, concepiti, partoriti e cresciuti, un sacco di miei coetanei si sono presi le loro soddisfazioni. Che ho amiche che vanno ancora in discoteca, beate loro.
Che la gioia che provo quando guardo i miei figli e penso che sono proprio miei, è indescrivibile e totale. Che, purtroppo per me o forse per gli altri, il lasso di tempo è lo stesso per tutti.

Dormono e comincio a credere nei miracoli, nella lunga fila di magie che mi hanno portata fin qui. Comincio a essere cosciente di ogni singola cosa. Diminuisce la paura per le ore di solitudine e le battaglie piccole e meno piccole, cresce la gratitudine.

Pupone dorme abbracciato a "Cincino", Nanetta dorme coi pugnetti chiusi e borbotta nel sonno. Io sto nel mezzo, coi mie grattacapi e le mie paturnie.

Io sto nel mezzo, con un carico di felicità che schiaccia, nutre, e pesa.


Ps: scusate la pesantezza. Sto elaborando. Sto metabolizzando la nuova situazione e l'indigeribile me stessa :)

giovedì 8 marzo 2012

Spine.

Aver voglia di parlare del parto, del meraviglioso ostetrico che mi ha seguita, dei giorni (sereni) in ospedale, e rischiare troppo spesso di sentirmi ossessiva e ossessionante.
traboccare d'amore e soddisfazione, e un istante dopo sentirmi terrorizzata dal futuro, immediato e non, dalle responsabilità, dalle incognite.
essere trascinata in un gorgo di pensieri senza capo nè coda, pensare che nella vita ho sbagliato tutto tranne i miei figli, ma proprio tutto il resto, che ho imboccato un vicolo cieco. poi tornare a credere che uno sbocco invece c'è. poi sentirmi dire che non c'è.
avere una voglia improvvisa, trascinante, di diventare ostetrica, puericultrice, assistente sociale, psichiatra, per partecipare di quel senso di utilità, di unicità della persona, che a un volgare avvocato è irrimediabilmente negato. che poi non sono nemmeno più seriamente un avvocato, forse non lo sono mai stata, non me ne è mai importato niente.
guardare il mio cv, solo di sfuggita, e pensare che vorrei aggiungere che ho partorito senza anestesia, che forse avrebbe più senso che inventarmi collaborazioni con studi legali e notarili.
sentire il seno esplodere, i punti tirare, la pancia languire di solitudine e l'umore trascinarmi letteralmente via, e non poter dire nulla perchè "non ti puoi proprio lamentare".
non avere tempo per me, ora meno che mai e sicuramente più ora che in futuro.
desiderare una calda comunione di intenti col papà dei miei figli, e sentirmi invece distante anni luce dal suo pragmatismo, dal suo rientro a pie' pari nella Vita Normale.

cercare, per tutto ciò, disperatamente, una valvola di sfogo per tutto questo fiume di sentimenti che mi travolgono senza sosta, da quando mi sveglio a quando mi riaddormento, e trovarla, a momenti, in rigagnoli distratti che sfuggono al mio controllo, in un ricordo, una sensazione tattile, un profumo percepito per strada, o più spesso in lacrime immature che sgorgano di botto da qualche buco del cuore e se ne vanno, chissà dove, a perdersi.

martedì 6 marzo 2012

Presto

E' che sono a bagno nell'Amore Vero.

Riconoscente di tutto, di un parto perfetto, di ogni singolo gesto e parola che l'hanno reso possibile. E' stato bello darti alla luce.

A mollo nei ricordi in cui voglio indugiare, perché è presto per andare oltre, per dimenticare.
Vorrei trattenere qui con me tutti gli istanti di quando sei nata, piccola Margherita, e di questi giorni lenti in cui siamo ancora molto di quel corpo unico che siamo state.

Sono grata di queste sensazioni, anche di quelle che provocano piccole fitte di nostalgia e dolore, perché sono le pietre del nostro percorso, e scavano solchi che ci daranno equilibrio da ora in poi.

E' che sono immersa nei colori chiari di una stanza in penombra, in una luce tenue che cancella il confine tra dentro e fuori, e tutto si mescola, si amalgama, facendo di me e di te un nucleo quasi magico di empatia, comunione, che privo di confini copre distanze e strade, e scavalca edifici.