avrei tanto da dire.
tante piccole cose importanti, come l'aggiornamento sullo spannolinamento di pupone, o il sedere sempre rosso di nanetta, o ancora meglio il fatto che sta per camminare da sola, oppure il nuovo asilo, no, scuola dell' infanzia di pupone, il suo linguaggio sempre più preciso eppure divertente...
ma c'è qualcosa che preme più delle altre, qualcosa che mi sale in gola direttamente dalla pancia quando, come oggi, esco di casa e c'è un gran sole, e si comincia a sentire l'odore dei gelsomini e da lontano arriva persino quello del mare.
che gran cosa abbiamo fatto a venire qui.
io che avevo paura di perdere la mia identità, di tornare ad essere avviluppata dal ruolo di figlia e sorella, proprio io sto rinascendo. tutto mi sembra possibile quando la mattina presto esco di casa con un pupone chiacchierino per portarlo a scuola, e tutto continua a sembrarmi possibile mentre snocciolo le varie attività fino a sera, quando sono stanca ma serena.
sarà il mare vicino, che ti offre sempre quella fuga, quella prospettiva.
sarà andare in spiaggia la domenica coi bambini e vedere pupone rimanere in maglietta e mutande sul bagnasciuga mentre nanetta mangia chili di sabbia....e scorgere in lontananza ma nemmeno tanto i delfini che saltano e salutano i distratti cagliaritani.
sarà il calore della famiglia vicina, o il bel colorito dei miei bambini, o i meravigliosi parchi di Cagliari, oppure il fatto che non vedo quasi più le cose brutte, ma solo quello che spicca per luce e bellezza.
sia quel che sia, siamo felici.
sereni.
e sono felice di ritrovare me stessa. mi ritrovo in una palestra che mi attende per l' iscrizione, nella proposta di un' amica di correre al mare insieme la sera, mi ritrovo nei ritrovati tacchi, in una voglia riscoperta di essere me stessa, non esclusivamente mamma ma mamma prima di tutto e poi anche donna.
che illusione inutile pensare di poter smettere di essere mamma per vestire altri panni...chi é madre lo é anche con tacchi e abitino o mentre lavora come una pazza o mentre, ahi, flirta coi passanti. la vera conquista é scoprire che il fatto di essere madre arricchisce ogni altro aspetto della propria personalità.
rende persino più belle, se si ha la volontà di grattare via la patina grigiastra tipica di chi non ha un minuto nemmeno per stendersi lo smalto o la crema idratante...
sarà la coincidenza del compimento del primo anno di nanetta con l'arrivo di un barlume di primavera, ma sento di star risalendo la china pericolosa che avevo preso.
allora posso dirlo, sottovoce.
forse abbiamo fatto davvero la scelta giusta.
forse abbiamo trovato il nostro posto.
Storie semiserie di una mamma
...i miei figli, la mia maternità, me e qualcos'altro qua e là
giovedì 7 marzo 2013
lunedì 11 febbraio 2013
prove di nuova vita senza casa e con bambini allo sbando
E così siamo qui.
Installati a casa di mio padre come patelle sullo scoglio, con quei pochi scatoloni che ci siamo portati da Roma, ancora mezzo pieni. Accampati, insomma.
il papà ha iniziato il nuovo lavoro e io vago coi bimbi nel limbo a metà strada tra la vacanza e la nuova vita. Cerco di non stravolgere troppo le loro giovani vite e le poche loro abitudini, ma non è facile. Gran parte della difficoltà deriva, oltre che dal mio pessimo carattere ereditato direttamente da mio padre, colui che appunto ora ci ospita, dal fatto di non avere più un nostro spazio, una casa nostra dove essere la famiglia caotica e primitiva che ci piace tanto essere. Per carità è bello stare in mezzo ad un andirivieni di gente, ma non aiuta l' inserimento nella nuova realtà, e non aiuta nemmeno a sentirsi all'inizio di una nuova vita invece che in una specie di vacanza....
beh prima o poi ci sistemeremo, questo è certo.
Però, ecco, riflettevo sull'importanza di stare Noi Quattro. Di essere compatti e autonomi, e liberi. Perché è bello far crescere i bimbi vicino alla famiglia, ed è bello poter contare su tanti volenterosi al bisogno, ma non se poi il nucleo originario in qualche modo finisce per allentarsi, per disperdersi nella "mollezza".... Per me, abituata a fare tutto da sola, starmene a casa di mio padre non è facile. Mi sembra che mi manchi la spina dorsale di madre coraggio che finora mi ha sostenuta!
(sì lo so, sono una frignona)
Comunque stiamo bene, ce la facciamo. Sono io che ho bisogno di fare il punto della situazione a suon di lamentele!
È bello rendersi conto di quanto sia importante la propria famiglia, quella che si è creata con amore e dedizione, sconsideratezza e sudore della fronte.
È bello vedere che non si può tornare indietro, non più.
È una gioia accorgersi che tutto, tutto è cambiato, anche quando sembrava che il tempo si fosse fermato cinque anni fa.
Installati a casa di mio padre come patelle sullo scoglio, con quei pochi scatoloni che ci siamo portati da Roma, ancora mezzo pieni. Accampati, insomma.
il papà ha iniziato il nuovo lavoro e io vago coi bimbi nel limbo a metà strada tra la vacanza e la nuova vita. Cerco di non stravolgere troppo le loro giovani vite e le poche loro abitudini, ma non è facile. Gran parte della difficoltà deriva, oltre che dal mio pessimo carattere ereditato direttamente da mio padre, colui che appunto ora ci ospita, dal fatto di non avere più un nostro spazio, una casa nostra dove essere la famiglia caotica e primitiva che ci piace tanto essere. Per carità è bello stare in mezzo ad un andirivieni di gente, ma non aiuta l' inserimento nella nuova realtà, e non aiuta nemmeno a sentirsi all'inizio di una nuova vita invece che in una specie di vacanza....
beh prima o poi ci sistemeremo, questo è certo.
Però, ecco, riflettevo sull'importanza di stare Noi Quattro. Di essere compatti e autonomi, e liberi. Perché è bello far crescere i bimbi vicino alla famiglia, ed è bello poter contare su tanti volenterosi al bisogno, ma non se poi il nucleo originario in qualche modo finisce per allentarsi, per disperdersi nella "mollezza".... Per me, abituata a fare tutto da sola, starmene a casa di mio padre non è facile. Mi sembra che mi manchi la spina dorsale di madre coraggio che finora mi ha sostenuta!
(sì lo so, sono una frignona)
Comunque stiamo bene, ce la facciamo. Sono io che ho bisogno di fare il punto della situazione a suon di lamentele!
È bello rendersi conto di quanto sia importante la propria famiglia, quella che si è creata con amore e dedizione, sconsideratezza e sudore della fronte.
È bello vedere che non si può tornare indietro, non più.
È una gioia accorgersi che tutto, tutto è cambiato, anche quando sembrava che il tempo si fosse fermato cinque anni fa.
lunedì 28 gennaio 2013
Voglio andare a vivere in......Sardegna!!!
Si dice "stai attento a desiderare qualcosa, perché quel qualcosa rischia di avverarsi".
Io ne desidero e ne ho desiderate tante di cose, ma ultimamente (leggi: negli ultimi due anni) avevo un pensiero fisso: andare via da Roma.
Io in questa città non ho messo radici, non ci sono riuscita o forse non l'ho mai davvero voluto. Mi sembra di averci vissuto in apnea, senza lasciare tracce, confusa nella folla, nel traffico, guardandomi attorno sempre con quell'aria dell'ultima arrivata che non sa dove sistemarsi.
E poi i tempi interminabili per muovermi da dove abitiamo. La macchina sempre e comunque necessaria, per fare qualunque cosa.
Ma soprattutto, il futuro mi spaventava. Mi spaventava da non dormirci la notte. Dove avrei lavorato (se mai fossi riuscita a cominciare), quanto sarei stata lontana dai bimbi ogni giorno, quanto ci sarebbe costato l'asilo per tutti e due?
Come sarebbe stato per loro stare sempre lontani dai nonni, dalle famiglie, con noi due genitori sempre stanchi e tirati? (E' vero che io credo molto nella forza del nucleo familiare, e credo che per i bambini sia sano e giusto crescere con mamma e papà senza troppe interferenze...ma, appunto, senza subirne TROPPE, il che implica che qualche lieve intrusione può solo variegare il panorama cultural/educativ/sociale). :-)
So in ogni caso che sono difficoltà che si possono superare senza troppi traumi, ma ad un certo punto ho cominciato a chiedermi se fosse obbligatorio viverle.
Contemporaneamente, il papà ha iniziato a stancarsi, oltre che di macinare chilometri in moto sotto la pioggia ogni santo giorno, del suo lavoro. Voleva restare nell'azienda, anche se ultimamente non tira un'aria rassicurante, ma cambiare mansioni, e sede. Abbiamo iniziato a scandagliare le varie opzioni. Dopo lunghissima disamina, abbiamo scelto. Volevamo andare a vivere in Sardegna, a Cagliari, la mia città natale.
Per il clima.
Per il mare.
Per la famiglia, cui pupone è già molto legato.
Non da ultimo, per il lavoro del papà.
Dalla scelta alla disponibilità da parte dell'azienda di realizzarla, ci son voluti lunghi mesi, mesi durante i quali abbiamo, ma soprattutto HO tentennato, a volte convincendomi che non dovevamo (ma si sa che io sono "quella del ripensamento dell'ultimo momento"), a volte spingendo perché tutto accadesse subito.
E infatti tutto è accaduto subito, per la precisione nel giro di 24 ore abbiamo avuto la conferma, e nel giro di una settimana inizieremo la nostra nuova vita lì.
Per 6 mesi, in attesa di capire se il periodo di vacche magre dell'azienda del papà finirà o no.
Avevo bisogno di questo. Bisogno di lasciare Roma, questa casa che amo tanto ma è pur sempre troppo piccola, questo quartiere con la sua sola strada che porti da qualche parte, coi suoi abitanti che portano a spasso i cani giorno e notte.
Anche se è lo stesso quartiere che si affaccia su un parco meraviglioso, che ha l'aria pura e fresca, che solo a mettersi in macchina e a guidare un po' si arriva in posti bellissimi.
Volevo avere di più, per i miei bambini. Più spazio, più scelta, più gente intorno.
E, non da ultimo, volevo un cambiamento che mi scuotesse, mi desse una sferzata.
Vedete un po' se organizzare mezzo trasloco in meno di una settimana non è abbastanza una sferzata! :-)
Non so se laggiù come famiglia attecchiremo, ma credo di sì.
Mi piace tenermi aperto uno spiraglio, e dire che se non ci troveremo bene, se il lavoro del papà non andrà come deve, se avremo problemi con la casa etc, ce ne andremo senza troppi rimpianti a caccia di nuove avventure, felici di aver passato una fantastica primavera al mare, rilassati e coccolati.
Per il resto non cambia granché, non vi allarmate che io resto sempre qui coi miei post ogni tre o quattro mesi.... :-)
Cara Roma, non voglio sembrare ingrata: a conti fatti mi hai portato fortuna: hai accolto i miei due bambini, hai assistito alle mie prove tecniche di vita adulta, non hai lasciato che il papà e io ci disperdessimo ma anzi ci hai cullati nella nostra prima convivenza seria.
Mi hai lasciata scorrazzare per le tue strade senza lamentarti e senza ingelosirti, che ero pur sempre una terrona senza residenza romana sul suo motorino scalcagnato, hai curato me e i miei figli quando ce n'è stato bisogno, hai tollerato la mia manifesta ostilità.
Però abbi pazienza, non ci siamo prese proprio. Non facciamone una questione personale, sono certa che supererai lo smacco di essere abbandonata per la Sardegna, che in tutto il suo territorio conta un quinto dei tuoi abitanti.
Chissà, magari in futuro...
...o anche no!
A presto, comunque, che tanto sempre da qui si passa,
Giulia
Io ne desidero e ne ho desiderate tante di cose, ma ultimamente (leggi: negli ultimi due anni) avevo un pensiero fisso: andare via da Roma.
Io in questa città non ho messo radici, non ci sono riuscita o forse non l'ho mai davvero voluto. Mi sembra di averci vissuto in apnea, senza lasciare tracce, confusa nella folla, nel traffico, guardandomi attorno sempre con quell'aria dell'ultima arrivata che non sa dove sistemarsi.
E poi i tempi interminabili per muovermi da dove abitiamo. La macchina sempre e comunque necessaria, per fare qualunque cosa.
Ma soprattutto, il futuro mi spaventava. Mi spaventava da non dormirci la notte. Dove avrei lavorato (se mai fossi riuscita a cominciare), quanto sarei stata lontana dai bimbi ogni giorno, quanto ci sarebbe costato l'asilo per tutti e due?
Come sarebbe stato per loro stare sempre lontani dai nonni, dalle famiglie, con noi due genitori sempre stanchi e tirati? (E' vero che io credo molto nella forza del nucleo familiare, e credo che per i bambini sia sano e giusto crescere con mamma e papà senza troppe interferenze...ma, appunto, senza subirne TROPPE, il che implica che qualche lieve intrusione può solo variegare il panorama cultural/educativ/sociale). :-)
So in ogni caso che sono difficoltà che si possono superare senza troppi traumi, ma ad un certo punto ho cominciato a chiedermi se fosse obbligatorio viverle.
Contemporaneamente, il papà ha iniziato a stancarsi, oltre che di macinare chilometri in moto sotto la pioggia ogni santo giorno, del suo lavoro. Voleva restare nell'azienda, anche se ultimamente non tira un'aria rassicurante, ma cambiare mansioni, e sede. Abbiamo iniziato a scandagliare le varie opzioni. Dopo lunghissima disamina, abbiamo scelto. Volevamo andare a vivere in Sardegna, a Cagliari, la mia città natale.
Per il clima.
Per il mare.
Per la famiglia, cui pupone è già molto legato.
Non da ultimo, per il lavoro del papà.
Dalla scelta alla disponibilità da parte dell'azienda di realizzarla, ci son voluti lunghi mesi, mesi durante i quali abbiamo, ma soprattutto HO tentennato, a volte convincendomi che non dovevamo (ma si sa che io sono "quella del ripensamento dell'ultimo momento"), a volte spingendo perché tutto accadesse subito.
E infatti tutto è accaduto subito, per la precisione nel giro di 24 ore abbiamo avuto la conferma, e nel giro di una settimana inizieremo la nostra nuova vita lì.
Per 6 mesi, in attesa di capire se il periodo di vacche magre dell'azienda del papà finirà o no.
Avevo bisogno di questo. Bisogno di lasciare Roma, questa casa che amo tanto ma è pur sempre troppo piccola, questo quartiere con la sua sola strada che porti da qualche parte, coi suoi abitanti che portano a spasso i cani giorno e notte.
Anche se è lo stesso quartiere che si affaccia su un parco meraviglioso, che ha l'aria pura e fresca, che solo a mettersi in macchina e a guidare un po' si arriva in posti bellissimi.
Volevo avere di più, per i miei bambini. Più spazio, più scelta, più gente intorno.
E, non da ultimo, volevo un cambiamento che mi scuotesse, mi desse una sferzata.
Vedete un po' se organizzare mezzo trasloco in meno di una settimana non è abbastanza una sferzata! :-)
Non so se laggiù come famiglia attecchiremo, ma credo di sì.
Mi piace tenermi aperto uno spiraglio, e dire che se non ci troveremo bene, se il lavoro del papà non andrà come deve, se avremo problemi con la casa etc, ce ne andremo senza troppi rimpianti a caccia di nuove avventure, felici di aver passato una fantastica primavera al mare, rilassati e coccolati.
Per il resto non cambia granché, non vi allarmate che io resto sempre qui coi miei post ogni tre o quattro mesi.... :-)
Cara Roma, non voglio sembrare ingrata: a conti fatti mi hai portato fortuna: hai accolto i miei due bambini, hai assistito alle mie prove tecniche di vita adulta, non hai lasciato che il papà e io ci disperdessimo ma anzi ci hai cullati nella nostra prima convivenza seria.
Mi hai lasciata scorrazzare per le tue strade senza lamentarti e senza ingelosirti, che ero pur sempre una terrona senza residenza romana sul suo motorino scalcagnato, hai curato me e i miei figli quando ce n'è stato bisogno, hai tollerato la mia manifesta ostilità.
Però abbi pazienza, non ci siamo prese proprio. Non facciamone una questione personale, sono certa che supererai lo smacco di essere abbandonata per la Sardegna, che in tutto il suo territorio conta un quinto dei tuoi abitanti.
Chissà, magari in futuro...
...o anche no!
A presto, comunque, che tanto sempre da qui si passa,
Giulia
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martedì 22 gennaio 2013
Distacco dai figli e senso di colpa
Sono qui che osservo i miei figli e mi sembra impossibile che siamo già a questo punto. Pupone è entrato nella fase Combattiamo, diciamo parole riprovevoli, corriamo come forsennati e "io sono la macchina rossa tu quella verde e vrrrrrrooooooom"; la nana è un bestione di 11 kg che saluta, dice mamma, mangia di tutto e gattona come un razzo, oltre a flirtare con tutti i maschi in circolazione a suon di battiti di ciglia...
Tra un mese compiranno 3 e 1 anno.
Siamo a casa di mio padre da prima di natale causa malanni vari e timore del gelo romano, ma a breve torneremo nella capitale, dove pare che resteremo a tempo indefinito nonostante i tentativi di ottenere un trasferimento....
Dopo più di un mese qui col papà che va e viene con l' aereo mi sono resa conto che ho davvero bisogno di staccarmi dai bambini: finora era stata un'idea presente ma mancava l' urgenza di metterla in pratica, invece ora comprendo che si tratta di una necessità reale e del tutto legittima, che non contiene nulla di sconveniente o poco materno, ma che ha a che fare con me stessa e con la mia voglia di essere migliore come persona e, di conseguenza come madre.
non ho idea di come e quando mettere in pratica questo nobile intento, ma suppongo si tratti di un percorso che richiede di essere semplicemente intrapreso, per poter essere poi proseguito.
Tante mamme lo iniziano quando il figlio ha 6 mesi o giù di lì (altre prima, altre dopo) io ho avuto bisogno di fare due bimbi in due anni per sentirmi abbastanza "piena di loro", e non lo dico come se fosse un vanto.
Ma come si fa? come funziona questo distacco? Perché io mi sento un tutt' uno con loro, ancora e sempre.
Come si fa a non sentirsi in colpa? Il.senso di colpa.è per forza un male?
Tra un mese compiranno 3 e 1 anno.
Siamo a casa di mio padre da prima di natale causa malanni vari e timore del gelo romano, ma a breve torneremo nella capitale, dove pare che resteremo a tempo indefinito nonostante i tentativi di ottenere un trasferimento....
Dopo più di un mese qui col papà che va e viene con l' aereo mi sono resa conto che ho davvero bisogno di staccarmi dai bambini: finora era stata un'idea presente ma mancava l' urgenza di metterla in pratica, invece ora comprendo che si tratta di una necessità reale e del tutto legittima, che non contiene nulla di sconveniente o poco materno, ma che ha a che fare con me stessa e con la mia voglia di essere migliore come persona e, di conseguenza come madre.
non ho idea di come e quando mettere in pratica questo nobile intento, ma suppongo si tratti di un percorso che richiede di essere semplicemente intrapreso, per poter essere poi proseguito.
Tante mamme lo iniziano quando il figlio ha 6 mesi o giù di lì (altre prima, altre dopo) io ho avuto bisogno di fare due bimbi in due anni per sentirmi abbastanza "piena di loro", e non lo dico come se fosse un vanto.
Ma come si fa? come funziona questo distacco? Perché io mi sento un tutt' uno con loro, ancora e sempre.
Come si fa a non sentirsi in colpa? Il.senso di colpa.è per forza un male?
giovedì 29 novembre 2012
Margherita e "bao" e nove mesi son sempre nove mesi
"Bao", dici tu, e ti svegli coi capelli sottili arruffati, con le righe sulle guance rosse, e tutti si svegliano con te;
"bao", dici, e anche mamma con infinite emme, e vedo il tuo didietro che insegue il tuo gattonare in un ondeggiare irresistibile di cosce e pannolino;
spernacchi compiaciuta del tuo poderoso sbrodolare, ciancichi coi tuoi tre dentini stelline su stelline, agiti i piedi dall'altezza siderale di un seggiolone costato poco, arricci il naso in sorrisi spaccacuore, riempi di risate tuo fratello e ci osservi dal tuo spazio personale, attenta e concentrata.
Poi ti addormenti cercando la mia pelle, ti allunghi più che puoi per abbracciarmi tutta e non lasciarmi andare di nascosto, io conto ogni volta le tue piccole dita sul mio cuore, come ho fatto il primo giorno, e non ci credo ancora, no, che sei proprio tu.
Nove mesi fa e un po' eri ancora bestiolina nascosta, eri ancora un indovinello eppure così parte di me, eri il segreto arancione nelle pieghe di un corpo appena consapevole, misteriosa Vita che dà tutto e chiede tutto, e tutto ha dato e avuto.
Margherita, hai questo nome che parla di come sei, del tuo sguardo fiducioso sul nuovo sul bello e sullo spaventoso, sul quotidiano dipanarsi della nostra storia di figlia e di madre, sul caldo ritrovarci al di qua di un giorno di pioggia, e non c'è nulla che ti racconti come i tuoi piedi che quasi si torcono per assicurarti a che ti tiene in braccio, o come il tuo scoppio di pianto perchè non fai o non riesci, come succede anche a me, che dice del tuo crederci fiduciosa, e della furia incontenibile che metterai perchè ti succeda, perchè tu ci riesca.
Buona Vita, bambina mia.
Nove mesi sono sempre un traguardo...
"bao", dici, e anche mamma con infinite emme, e vedo il tuo didietro che insegue il tuo gattonare in un ondeggiare irresistibile di cosce e pannolino;
spernacchi compiaciuta del tuo poderoso sbrodolare, ciancichi coi tuoi tre dentini stelline su stelline, agiti i piedi dall'altezza siderale di un seggiolone costato poco, arricci il naso in sorrisi spaccacuore, riempi di risate tuo fratello e ci osservi dal tuo spazio personale, attenta e concentrata.
Poi ti addormenti cercando la mia pelle, ti allunghi più che puoi per abbracciarmi tutta e non lasciarmi andare di nascosto, io conto ogni volta le tue piccole dita sul mio cuore, come ho fatto il primo giorno, e non ci credo ancora, no, che sei proprio tu.
Nove mesi fa e un po' eri ancora bestiolina nascosta, eri ancora un indovinello eppure così parte di me, eri il segreto arancione nelle pieghe di un corpo appena consapevole, misteriosa Vita che dà tutto e chiede tutto, e tutto ha dato e avuto.
Margherita, hai questo nome che parla di come sei, del tuo sguardo fiducioso sul nuovo sul bello e sullo spaventoso, sul quotidiano dipanarsi della nostra storia di figlia e di madre, sul caldo ritrovarci al di qua di un giorno di pioggia, e non c'è nulla che ti racconti come i tuoi piedi che quasi si torcono per assicurarti a che ti tiene in braccio, o come il tuo scoppio di pianto perchè non fai o non riesci, come succede anche a me, che dice del tuo crederci fiduciosa, e della furia incontenibile che metterai perchè ti succeda, perchè tu ci riesca.
Buona Vita, bambina mia.
Nove mesi sono sempre un traguardo...
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lunedì 26 novembre 2012
I giorni prima di Natale
I giorni prima di natale da noi sono già iniziati.
l'albero pieno di addobbi e luci la fa da padrone nel nostro soggiorno, perchè quando pupone è malato e non può uscire diventa difficile dirgli di no (e perché poi, dire di no all'albero di natale a metà novembre? non mi viene in mente un solo motivo valido!)
le passeggiate in cerca di negozi già addobbati sono un felice passatempo, e se anche margherita è troppo piccola per capire la differenza basta la luce negli occhi di elio
a emozionare tutti: guarda! c'è babbo natale in quel negozio!
babbo natale: a due anni e mezzo suonati, mio figlio fa la conoscenza di questo distinto signore per mezzo dei miei entusiastici racconti (io che non aspettavo altro che di avere un bimbo a portata di mano cui trasmettere tutta la magia dell'attesa di questa figura misteriosa e scampanellante, perché diciamocelo, ma siamo proprio sicuri che non esista? eh?); io gli spiego dove abita e cosa fa, e soprattutto lo ricatto moralmente ad ogni marachella anche solo pensata, ricordandogli che babbo natale lo osserva e prende nota sul suo quaderno (questa me la sono inventata io) delle volte che è stato buono e meno buono.
quest'anno tocca alla mia numerosa famiglia d'origine averci a natale, e niente, io già vedo renne ricamate sui maglioncini dei miei figli, e bucce di mandarino sparse sullo stesso tavolo sul quale le spargevo io da bambina,e carte da regalo accartocciate sotto l'albero e i regali appena aperti stretti al petto dei bambini :)
io non ho voce per queste emozioni, non le so esprimere. ma ho questo piccolo blog, che qualcuno legge, e l'illusione che ciò che scrivo possa arrivare ovunque. perciò voglio ringraziare la Vita che mi ha regalato, e continua a regalarmi, tutto questo.
Grazie Vita.
di questo natale, di tutti quelli che verranno, che non mi pare vero che tanta meraviglia possa moltiplicarsi negli anni, e grazie di ogni altra cosa.
l'albero pieno di addobbi e luci la fa da padrone nel nostro soggiorno, perchè quando pupone è malato e non può uscire diventa difficile dirgli di no (e perché poi, dire di no all'albero di natale a metà novembre? non mi viene in mente un solo motivo valido!)
le passeggiate in cerca di negozi già addobbati sono un felice passatempo, e se anche margherita è troppo piccola per capire la differenza basta la luce negli occhi di elio
a emozionare tutti: guarda! c'è babbo natale in quel negozio!
babbo natale: a due anni e mezzo suonati, mio figlio fa la conoscenza di questo distinto signore per mezzo dei miei entusiastici racconti (io che non aspettavo altro che di avere un bimbo a portata di mano cui trasmettere tutta la magia dell'attesa di questa figura misteriosa e scampanellante, perché diciamocelo, ma siamo proprio sicuri che non esista? eh?); io gli spiego dove abita e cosa fa, e soprattutto lo ricatto moralmente ad ogni marachella anche solo pensata, ricordandogli che babbo natale lo osserva e prende nota sul suo quaderno (questa me la sono inventata io) delle volte che è stato buono e meno buono.
quest'anno tocca alla mia numerosa famiglia d'origine averci a natale, e niente, io già vedo renne ricamate sui maglioncini dei miei figli, e bucce di mandarino sparse sullo stesso tavolo sul quale le spargevo io da bambina,e carte da regalo accartocciate sotto l'albero e i regali appena aperti stretti al petto dei bambini :)
io non ho voce per queste emozioni, non le so esprimere. ma ho questo piccolo blog, che qualcuno legge, e l'illusione che ciò che scrivo possa arrivare ovunque. perciò voglio ringraziare la Vita che mi ha regalato, e continua a regalarmi, tutto questo.
Grazie Vita.
di questo natale, di tutti quelli che verranno, che non mi pare vero che tanta meraviglia possa moltiplicarsi negli anni, e grazie di ogni altra cosa.
mercoledì 21 novembre 2012
Tata Lucia in soccorso delle nostre cene
- Pupone!
- E dai mamma! (poi questo "e dai mamma" da adolescente consumato, a due anni e mezzo, mah)
- E dai niente, torna a tavola, non abbiamo finito di mangiare
- No!
- Immediatamente
- Nnnnnnnno!
- Bene allora ti requisisco Saetta Mac Queen finchè non fai il bravo
(segue messa in atto della minaccia)
(rumori di sedie spostate di malo modo, colluttazione, tonfi)
- Però sei cccccatttttiva!
- ...
- E io 'to gggghidando!
- ...
-Sono motto allabbiato!
- ...
- E tu sei cccccattiva! (e due)
- ...(oooohmmmmmmmmmm)......
- ...
- ...
- Mamma, ti voglio tanto bene
Ecco, in casi come questo sono contenta di aver comprato quel libro
(non rispondere alle provocazioni, ignora i capricci, ostenta una serenità d'animo che al momento non potrebbe esserti più lontana)
:)
- E dai mamma! (poi questo "e dai mamma" da adolescente consumato, a due anni e mezzo, mah)
- E dai niente, torna a tavola, non abbiamo finito di mangiare
- No!
- Immediatamente
- Nnnnnnnno!
- Bene allora ti requisisco Saetta Mac Queen finchè non fai il bravo
(segue messa in atto della minaccia)
(rumori di sedie spostate di malo modo, colluttazione, tonfi)
- Però sei cccccatttttiva!
- ...
- E io 'to gggghidando!
- ...
-Sono motto allabbiato!
- ...
- E tu sei cccccattiva! (e due)
- ...(oooohmmmmmmmmmm)......
- ...
- ...
- Mamma, ti voglio tanto bene
Ecco, in casi come questo sono contenta di aver comprato quel libro
(non rispondere alle provocazioni, ignora i capricci, ostenta una serenità d'animo che al momento non potrebbe esserti più lontana)
:)
martedì 20 novembre 2012
Giorni che per fortuna finiscono :)
Ci sono giorni, sono i più, in cui tutto scorre come deve, in cui il tempo va dove deve, e io sono presente senza farmi troppe domande;
ci sono giorni, giorni come oggi, in cui non basto, non basto, quando tu sei malato e lei invece non dorme, quando la casa è piena di oggetti già visti e il freddo ci sbarra la porta, giorni in cui un urlo mi sfugge, un moto di rabbia si fa strada senza che nemmeno me ne accorga, e il dispiacere lampeggia nei tuoi occhi, e tutta quella delusione mi investe e non ho il tempo di far pace, di abbracciarti e leggerti una storia, non ho il tempo di stringere lei per farla dormire, di aspettare per sorriderle appena si sveglia, e quando lei dorme tu non mi vuoi vicino, e quando tu giochi da solo lei è nervosa e non so perchè,
e mi sembra di non averla accompagnata in niente, di non aver giocato con i cubi e con i burattini,
e mi sembra di non avere più pazienza con te, di non essere più capace...
Ci sono giorni come questi, come oggi, che so che per fortuna finiranno, e so che stanotte dormiremo stretti insieme, e so che domani ci alzeremo più sereni, giorni in cui metto tutto in discussione, per scrollarmi di dosso l'apatia e ricordarmi che non so niente, o so tutto,
ma di certo ho ancora molto da imparare.
ci sono giorni, giorni come oggi, in cui non basto, non basto, quando tu sei malato e lei invece non dorme, quando la casa è piena di oggetti già visti e il freddo ci sbarra la porta, giorni in cui un urlo mi sfugge, un moto di rabbia si fa strada senza che nemmeno me ne accorga, e il dispiacere lampeggia nei tuoi occhi, e tutta quella delusione mi investe e non ho il tempo di far pace, di abbracciarti e leggerti una storia, non ho il tempo di stringere lei per farla dormire, di aspettare per sorriderle appena si sveglia, e quando lei dorme tu non mi vuoi vicino, e quando tu giochi da solo lei è nervosa e non so perchè,
e mi sembra di non averla accompagnata in niente, di non aver giocato con i cubi e con i burattini,
e mi sembra di non avere più pazienza con te, di non essere più capace...
Ci sono giorni come questi, come oggi, che so che per fortuna finiranno, e so che stanotte dormiremo stretti insieme, e so che domani ci alzeremo più sereni, giorni in cui metto tutto in discussione, per scrollarmi di dosso l'apatia e ricordarmi che non so niente, o so tutto,
ma di certo ho ancora molto da imparare.
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martedì 13 novembre 2012
Con un figlio in ospedale
Inizio subito dicendo che ne siamo usciti, per fortuna.
E che si è trattato di sei giorni, quindi un periodo abbastanza breve (anche se vorrei sollecitare tutti coloro che dall'alto della loro sportività minimizzano la cosa a provare a mettersi nei panni di un bambino di due anni e mezzo che di colpo si trova a passare i giorni e le notti in ospedale)
Pupone ha avuto un brutto broncospasmo, che per chi non lo sapesse è una reazione anomala di chiusura dei bronchi per la sollecitazione di un virus; i bronchi si chiudono sempre di più fino a rendere estremamente difficoltosa e dolorosa la respirazione, nel nostro caso il bambino era diventato cianotico e siamo corsi al pronto soccorso. perchè non l'abbiamo portato prima? perchè il pediatra, visitandolo, aveva minimizzato e prescritto delle supposte assolutamente inutili.
Insomma, diagnosi di bronchite asmatica, lastre, analisi del sangue, ossigeno, cortisone, antibiotici, flebo per sei giorni, aerosol.
Pupone con ogni probabilità è allergico a qualcosa che scatena questa reazione anomala dei bronchi, a breve farà le prove allergiche.
Avere un figlio in ospedale è un'esperienza delle peggiori per un genitore. io passavo le notti e le mattine con lui, poi mia suocera mi dava il cambio per qualche ora il pomeriggio per permettermi di stare con la bambina (che nel frattempo aveva la febbre e il raffreddore anche lei). il papà era, tanto per non farci mancare niente, a 600 km da roma per un'operazione fissata mesi prima.
io piangevo con pupone, non appena messo il piede nel corridoio, quando dovevo andarmene, perchè la sua disperazione era così autentica e straziante che mi sarei strappata un braccio se fosse potuto servire a qualcosa. piangevo in macchina mentre mi allontanavo dall'ospedale, e piangevo in macchina dopo aver lasciato la nanetta a casa, a passare un'altra notte senza di me, senza il suo latte.
piangevo quando, avvicinandomi a piedi all'ingresso dell'ospedale dal parcheggio, scorgevo la finestra della sua stanzetta illuminata e me lo immaginavo lì, sul lettino,in pigiama, coi cartoni alla tv e il musetto triste.
piangevo per sfogarmi, per non avere accumuli di ansia che rischiavo di sfogare insieme a lui, rendendogli tutto ancora più sconvolgente.
ok, è passato.
e ok, tutto sommato ci è andata bene, anche se sentirsi dire che "il bambino è arrivato al pronto soccorso in pessime condizioni" non è cosa che si possa sentire e dimenticare facilmente.
ma quest'esperienza mi ha spalancato gli occhi e fatto capire quanto può essere grande l'amore per un figlio, che mi ha fatto trovare risorse inaspettate, e quanto sia fragile un bambino, per quanto sveglio e simpatico sia nella vita di ogni giorno.
ancora una volta, mi ha dato prova di chi sia davvero capace di aiutare in modo disinteressato, e chi invece va sollecitato, invitato e infine pregato perché venga in soccorso, ma questa è un'altra storia.
Con tutta probabilità pupone avrà delle ricadute, magari non "al primo germe che incontrerà", come mi hanno detto i pediatri al momento di dimetterlo, ma nel corso dell'inverno gli ricapiterà di stare male, e possiamo solo tenere a portata di mano il fido aerosol e il cortisone per tamponare e bloccare le crisi. per il resto, un po' di sana prevenzione come scrive anche caia, manco a farlo apposta.
e speriamo che crescendo, fortificandosi, non ne debba più soffrire.
E che si è trattato di sei giorni, quindi un periodo abbastanza breve (anche se vorrei sollecitare tutti coloro che dall'alto della loro sportività minimizzano la cosa a provare a mettersi nei panni di un bambino di due anni e mezzo che di colpo si trova a passare i giorni e le notti in ospedale)
Pupone ha avuto un brutto broncospasmo, che per chi non lo sapesse è una reazione anomala di chiusura dei bronchi per la sollecitazione di un virus; i bronchi si chiudono sempre di più fino a rendere estremamente difficoltosa e dolorosa la respirazione, nel nostro caso il bambino era diventato cianotico e siamo corsi al pronto soccorso. perchè non l'abbiamo portato prima? perchè il pediatra, visitandolo, aveva minimizzato e prescritto delle supposte assolutamente inutili.
Insomma, diagnosi di bronchite asmatica, lastre, analisi del sangue, ossigeno, cortisone, antibiotici, flebo per sei giorni, aerosol.
Pupone con ogni probabilità è allergico a qualcosa che scatena questa reazione anomala dei bronchi, a breve farà le prove allergiche.
Avere un figlio in ospedale è un'esperienza delle peggiori per un genitore. io passavo le notti e le mattine con lui, poi mia suocera mi dava il cambio per qualche ora il pomeriggio per permettermi di stare con la bambina (che nel frattempo aveva la febbre e il raffreddore anche lei). il papà era, tanto per non farci mancare niente, a 600 km da roma per un'operazione fissata mesi prima.
io piangevo con pupone, non appena messo il piede nel corridoio, quando dovevo andarmene, perchè la sua disperazione era così autentica e straziante che mi sarei strappata un braccio se fosse potuto servire a qualcosa. piangevo in macchina mentre mi allontanavo dall'ospedale, e piangevo in macchina dopo aver lasciato la nanetta a casa, a passare un'altra notte senza di me, senza il suo latte.
piangevo quando, avvicinandomi a piedi all'ingresso dell'ospedale dal parcheggio, scorgevo la finestra della sua stanzetta illuminata e me lo immaginavo lì, sul lettino,in pigiama, coi cartoni alla tv e il musetto triste.
piangevo per sfogarmi, per non avere accumuli di ansia che rischiavo di sfogare insieme a lui, rendendogli tutto ancora più sconvolgente.
ok, è passato.
e ok, tutto sommato ci è andata bene, anche se sentirsi dire che "il bambino è arrivato al pronto soccorso in pessime condizioni" non è cosa che si possa sentire e dimenticare facilmente.
ma quest'esperienza mi ha spalancato gli occhi e fatto capire quanto può essere grande l'amore per un figlio, che mi ha fatto trovare risorse inaspettate, e quanto sia fragile un bambino, per quanto sveglio e simpatico sia nella vita di ogni giorno.
ancora una volta, mi ha dato prova di chi sia davvero capace di aiutare in modo disinteressato, e chi invece va sollecitato, invitato e infine pregato perché venga in soccorso, ma questa è un'altra storia.
Con tutta probabilità pupone avrà delle ricadute, magari non "al primo germe che incontrerà", come mi hanno detto i pediatri al momento di dimetterlo, ma nel corso dell'inverno gli ricapiterà di stare male, e possiamo solo tenere a portata di mano il fido aerosol e il cortisone per tamponare e bloccare le crisi. per il resto, un po' di sana prevenzione come scrive anche caia, manco a farlo apposta.
e speriamo che crescendo, fortificandosi, non ne debba più soffrire.
martedì 2 ottobre 2012
Asilo, finalmente
E' passato tempo, è passata una stagione.
Siamo cresciuti, cambiati, ci siamo amati e stancati.
Lei ha tanti capelli, ha quasi un dentino, quasi gattona, canta tanto, mi riempie di tenerezza.
Tu sei cresciuto, ora parli davvero, mi ami alla follia, mi ripaghi di tutti i modi in cui mi prodigo per voi, ami lei, la adori, sei grande, grande, grande.
Hai iniziato l'asilo, questa grande avventura che sembrava una montagna infinita e invece è un dolce approdo, è il tuo spazio lontano da noi femmine, è il luogo da cui torni a casa raccontandomi cose che non immagino, non so, è il covo segreto di voi pesti quando le mamme vanno via.
Lei sta con me, mi racconta la sua beatitudine si starsene in pace senza essere travolta dalle tue braccia affamate, poi ti cerca per casa e ti regala sorrisi sdentati quando compari in macchina col tuo zainetto.
E' passata un'estate, lunga e troppo calda, noi avevamo bisogno di sole tiepido, di verde e di brezza serale, ora c'è questo inizio di autunno che ci avvolge e ci fa sospirare, la mattina appena svegli e la sera, alle stelle.
Io sto bene piccolo mio, anche se a volte me lo chiedi cercando i miei occhi perchè lo vedi che qualcosa c'è, io sto bene anche se certi fantasmi a momenti tornano, anche se fatico e certi giorni arranco proprio, io sto bene e vorrei solo una spalla forte, un po' di riposo da questo ruolo faticoso che mi sono scelta.
Lo spettacolo più grandioso è vedervi crescere, sono i giorni di risate che mi regalate, è quella stella luminosa diversa dalle altre che la sera mi guarda dalla tapparella semichiusa.
E' quel sorriso ogni giorno più consapevole che ti vedo sul viso quando vengo a prenderti dalle tue mattinate via da me, è l'amore che condividiamo per tua sorella.
Ho un insegnamento, da questo settembre appena passato: sei davvero altro da me, lo sei davvero.
E questo è magnifico.
Siamo cresciuti, cambiati, ci siamo amati e stancati.
Lei ha tanti capelli, ha quasi un dentino, quasi gattona, canta tanto, mi riempie di tenerezza.
Tu sei cresciuto, ora parli davvero, mi ami alla follia, mi ripaghi di tutti i modi in cui mi prodigo per voi, ami lei, la adori, sei grande, grande, grande.
Hai iniziato l'asilo, questa grande avventura che sembrava una montagna infinita e invece è un dolce approdo, è il tuo spazio lontano da noi femmine, è il luogo da cui torni a casa raccontandomi cose che non immagino, non so, è il covo segreto di voi pesti quando le mamme vanno via.
Lei sta con me, mi racconta la sua beatitudine si starsene in pace senza essere travolta dalle tue braccia affamate, poi ti cerca per casa e ti regala sorrisi sdentati quando compari in macchina col tuo zainetto.
E' passata un'estate, lunga e troppo calda, noi avevamo bisogno di sole tiepido, di verde e di brezza serale, ora c'è questo inizio di autunno che ci avvolge e ci fa sospirare, la mattina appena svegli e la sera, alle stelle.
Io sto bene piccolo mio, anche se a volte me lo chiedi cercando i miei occhi perchè lo vedi che qualcosa c'è, io sto bene anche se certi fantasmi a momenti tornano, anche se fatico e certi giorni arranco proprio, io sto bene e vorrei solo una spalla forte, un po' di riposo da questo ruolo faticoso che mi sono scelta.
Lo spettacolo più grandioso è vedervi crescere, sono i giorni di risate che mi regalate, è quella stella luminosa diversa dalle altre che la sera mi guarda dalla tapparella semichiusa.
E' quel sorriso ogni giorno più consapevole che ti vedo sul viso quando vengo a prenderti dalle tue mattinate via da me, è l'amore che condividiamo per tua sorella.
Ho un insegnamento, da questo settembre appena passato: sei davvero altro da me, lo sei davvero.
E questo è magnifico.
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